Spesso in questa città fumosa e grigia capita di perdersi completamente, capita di perdersi tra la nebbia della Padania e non ricordarsi di che colore è il cielo. Capita di smarrire il senso dell’orientamento che tuo padre ha cercato di innestare in te,  di non ricordar più quale numero del bus prendere. Capita di far andare via i pensieri, insieme ai problemi e non volerli più far ritornare, come quegli uccellini poggiati sui rami degli alberi che la mattina mi fanno da sveglia e che poi corrono via spaventati dalle urla dei bimbi e dei loro genitori all’arrivo a scuola. I miei, di pensieri, non prendono mai il volo, sembrano andare via, ma in realtà ritornano sempre qui, nel mio nido di rami e cianfrusaglie che ho nella testa e che ogni notte prima di addormentarmi ritorna ad offuscarmi il sonno. Sono i pensieri di una giovane donna, forse ancora bambina, sradicata dalle radici più solidi e stabili e trapiantata in una città non propriamente sua. In una città in cui puoi avere tutto quello che hai sempre desiderato, ma non tutto. Quella città dai fili dondolanti appesi al cielo, che tentano di imprigionare la sua bellezza, e che a me fanno sempre un po’ paura, e dai colori perduti del tramonto e dell’alba. Città dalle strade infinite e dagli aberi sempre-verdi, dalle strade lunghe chilometri su chilometri. Il mio paesino messo a confronto sembra un piccolo angolo di questa enorme metropoli. La città turrita che mi si è cucita addosso e che percorro ogni giorno di quest’anno già molto strano. Ho tutti i posti che mi servono, che mi piacciono, ma non tutto. Avrei tutto e non mi mancherebbe nulla, se non fossi stata costretta a partire, ad abbandonare fuori dalla valigia cuori e pozioni di felicità, e mettere dentro in una scatola di ricordi, la mia voglia di costruirmi, e di costruire passo dopo passo, esame dopo esame, un futuro diverso, un futuro che fosse mio e di nessun’altro. Se mi interrogassi sulla mia vita, mi risponderei che è proprio tutto questo, questa malinconia, questo strano senso di vuoto che colmo con  i sorrisi che mi sento di regalare ai passanti, con i “grazie” in tremila lingue diverse che mi regalano i miei ragazzi a scuola d’Italiano (e di vita), mi risponderei che sarebbe ogni gioia sommata ad ogni incertezza, ad ogni paura, al sonno che non viene, all’ansia prima di ogni esame e il tutto fa me, quella donna, per sempre bambina, con l’aria sognante e le occhiaie.

“Quella giovane donna appartiene a nessuno e a nessun altro, al suo castigo di stelle nella bottiglia e a nessun altro.”

 

 

 

otranto33

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